Quanto sono sicuri gli ascensori?


Quanto sono sicuri gli ascensori?

Questa è una domanda che molto spesso viene posta da chi non è addetto ai lavori e magari nutre un po’ di timore nei confronti di questo mezzo di trasporto.

In effetti molte persone hanno un po’ di ansia quando pensano di entrare in ascensore.

Le paure più diffuse sono legate alla possibilità di precipitare nel vuoto o di rimanere intrappolati all’interno della cabina, senza considerare poi chi soffre di claustrofobia e può sentirsi veramente a disagio all’interno di certe cabine con dimensioni davvero ristrette.

Ma davvero questi timori sono giustificati?

Se può dare qualche pensiero il fatto di essere sospesi nel vuoto è bene sapere che le funi che sostengono la cabina sono calcolate con coefficienti di sicurezza molto elevati (da 10 a 16), per cui possono sostenere diverse volte il carico nominale dell’impianto.

Esse poi sono sempre almeno due, ma di solito da tre a sei.

Nel caso poi, assai improbabile in cui tutte le funi dovessero cedere o semplicemente scarrucolare dalle pulegge, la cabina è dotata di un sistema frenante di emergenza (paracadute) in grado di arrestarla in brevissimo tempo.

Più frequente è certamente il caso in cui la cabina possa rimanere bloccata tra un piano e l’altro, vuoi per una improvvisa assenza di alimentazione elettrica, vuoi per un guasto.

Anche in questa situazione non bisogna avere timore, certo la cosa può essere seccante, ma finché si rimane all’interno della cabina si è al sicuro.

Invece è assolutamente da evitare qualsiasi tentativo di liberarsi da soli, che potrebbe avere addirittura esiti fatali.

Negli impianti più moderni è sufficiente premere il tasto di allarme presente in cabina per essere messi in contatto con un centro di soccorso che identifica in automatico l’indirizzo dell’impianto e vi invia immediatamente un tecnico.

Sugli impianti più datati purtroppo questa funzione non è presente, almeno che non si sia provveduto ad installarla per scelta propria, e premendo il pulsante di allarme si aziona una suoneria che può essere udita dalle altre persone all’interno del fabbricato le quali si attiveranno per portare soccorso. Sempre naturalmente che non abbiate con voi un telefono cellulare.

Per approfondire questa analisi vediamo qualche numero.

Un rapporto di qualche anno fa del Center for Health Statistics riportava che negli Stati Uniti le vittime per incidenti causati da ascensori sono 27 ogni anno, contro 1600 vittime causate da cadute sulle scale.

In Italia, che ricordo ha più di un milione di ascensori in servizio, un numero maggiore di quello degli Stati Uniti, la situazione non è molto diversa.

Un’indagine svolta dalla compagnia assicurativa C.A. Brokers relativa al periodo 2010-2015 su un campione che comprende il 13% del parco ascensori nazionale, riporta solo otto casi di incidenti gravi o mortali.

I sinistri nel periodo sono stati in totale 335, di cui 11 hanno riguardato i tecnici addetti alla manutenzione e 324 hanno causato danni a terzi. Di questi ultimi 225 hanno riguardato gli utilizzatori degli impianti.

Sempre la stessa fonte riporta che il 45,3% degli infortuni è legato all’inciampo causato dal gradino che si forma tra la soglia della cabina e quella dello sbarco al piano e un 22,7% dall’urto con le porte automatiche durante la loro richiusura.

I dati della ricerca italiana sono parziali, poiché interessano un campione ristretto del parco ascensori nazionale, tuttavia ci danno comunque delle indicazioni interessanti.

Quella che ritengo essere la più significativa ci mostra come gli infortuni più frequenti siano legati a problematiche che sono legate alla vetustà dell’impianto.

Sugli impianti moderni, infatti, grazie ai più recenti sistemi di controllo del movimento della cabina non esiste più il problema del gradino alla fermata.

Analogamente tutti gli ascensori più recenti sono dotati di barriere di fotocellule alle porte che ne arrestano il movimento non appena una persona si venga a trovare entro di esse.

Se lo si desidera, questi sistemi possono comunque essere facilmente integrati anche in impianti esistenti, attraverso degli interventi mirati di ammodernamento.

 

 

Bibliografia

Raffaele Angius: articolo pubblicato su AGI il 29 settembre 2017

Pietro Piovani: Il Messaggero 30 marzo 2017